lunedì 27 agosto 2007

notte senza risposte.

ormai 18 agosto 2007

sono le sei del mattina, van de sfroos avrà cantato a san vincenzo, gli ultimi si staranno raccogliendo forse a quest'ora dopo la chiusura delle feste per l'ennesima estate...

stasera ho cantato, per il morale di un ragazzo, una birretta dalla ketta, al baracchino alla chicala, circondate da scene e situazioni che fanno rabbrividire... uomini bianchi, quelli che rappresentano la nostra faccia del mondo, viscidi con le ragazze del posto, che vendono tutto ciò che hanno, e cioè il loro corpo. che poi in finale sono scene che fanno ribrezzo a noi ma la sensazione è che le ragazze qui la vivano con molta più tranquillità e circondate da un mondo che accetta questo atteggiamento come normale...

poi ci si mette un attimo a conoscere il vicino di tavolo, uno di questi attempati biancastri affiancato da una giovane ragazza nera. e inizia a invadere l'aria di racconti, con un tono quasi epico di altri tempi... proprietario di settemila ettari coltivati a caffè ai tempi dei coloni portoghesi (di cui portava una buona percentuale di sangue) ora era finito a salvarsi lavorando in una delle piccole raffinerie angolane dove producono asfalto e anche di bassa qualità... che strani i racconti di prezzi imposti per vendere i propri prodotti... e l'idea di settemila ettari lì in attesa solo di una mente volenterosa e di due strade da asfaltare...

da lì la serata si perde in tentativi di apprendere questa dannata kizomba, risate e scherzi, una chitarra e delle storie da cantare e un finale di nottata in un baracchino a bordo spiaggia a mangiare qualcosa che assomigliava a un calamaro grigliato o un brodo di pesce... e qui l'ennesimo scontro con una realtà che non siamo abituati a vedere... ma non tanto perchè credo che non esista da noi, quanto perchè siamo ben capaci di fuggirne i possibili incontri...

mentre in compagnia siamo seduti a un tavolo a fumare la sigaretta della buonanotte arriva una ragazza, vestita con poco, anche come metraggio di stoffa, con una ciotola di brodo caldo in mano e si siede al nostro tavolo, senza dire nè a nè e... divora il brodo con una voracità di chi sa esattamente cos'è la fame....

e poi un nostro amico inizia a chiacchierare con lei.... ha quasi 31 anni, e una figlia di 13.. è evidente cosa faccia lì a quell'ora, è evidente come porti a casa i quattro soldi che racimola... ma nei discorsi lei dice che ha finito le superiori con la scuola serale, e che vorrebbe iscriversi all'uinversità... le piace il teatro e il nostro amico le promette di coinvolgerla in un progetto di teatro che abbiamo nel cazenga.... per un momento l'ho odiato. ho odiato che illudesse chi già viene abbastanza sbeffeggiato dalla vita. ma poi il pensiero che una sola illusione così piccola le potesse regalare un sorriso mi ha distrutto. quale è la via migliore? quale quella giusta? una notte con un sonno popolato da sogni che la fanno svegliare col sorriso vale la disillusione? non so, e questa mattina mi metto a dormire con un sonno che non porterà risposte.

1 commento:

Unknown ha detto...

quale la via giusta?non di certo quella delle illusioni...perchè è di questo che parliamo,non di sogni. probabilmente il fatto di avere un progetto,di aver affermato di quanto possa piacerle il teatro (o qualsiasi altra cosa)...per lei vorrà già dire sognare...e sorridere per aver passato una notte in un teatro dove lei è la sola ed assoluta protagonista.il mio drago mi dice che forse non sia giusto illudere o prendere in giro chiunque, tantomeno chi dalla vita non ha avuto molte cortesie...
ciao draghetta...è tanto che non mi faccio sentire ma quest'estate il mio drago sta venendo fuori impetuoso e incontrollabile e mi sono un pò isolato per cercare di entrare più in confidenza con lui.
ti stringo forte sotto una luna calda...