giovedì 28 giugno 2007

che denti...ce!

27 junho 2007
riunione superata, beh la situazione era abbastanza formale, nel senso che le persone presenti, i rappresentanti delle altre ong che lavorano a progetti che fanno parte dello stesso programma, sono molto valide. ho così scoperto che il mio collaboratore locale ovviamente è lento e stordito.... pensavo già all'uso dell'elettroshock.
addirittura è stato capace di ripetere tutto quello che avevo detto io giusto dopo che avevo finito di parlare... gli ridevano tutti in faccia praticamente... devo trovare un modo.
tra l'altro ho avuto una bella sorpresa. a coordinare la riunione, come rappresentante della comunità europea chi mi sono trovata? lo spagnolo proprietario della bellissima casa senza scarafaggi e con la dispensa piena! questo è molto buono. ho così un accesso privilegiato e non premeditato ad alte sfere. e soprattutto, manderò il cv alla comunità europea =)
beh comunque mi hanno fatto i complimenti per il mio portoghese (mah mica ci credo tanto) e in fondo è stato meno peggio del previsto. certo è che ho scoperto di essere molto indietro sulla situazione. devo assolutamente farmi trainare da uno di questi elementi forti.

invece durante i dieci minuti del ritorno in macchina nel traffico ho prestato più attenzione ad alcuni dettagli. so che potrei sembrare ripetitiva, ma vorrei elencare le cose che ho visto vendere per strada. e per strada intendo da ragazzi che camminano tra le file di macchine ferme, con questi oggetti in mano:
- coprisedili in diverso materiale
- copri volante
- occhiali da sole
- cellulari + caricabatteria
- caricabatteria da auto
- cuscini (quelli per il letto)
- scarpe da tennis
- scarpe con il tacco
- materiale elettrico (morsetti, lampadine, interruttori, prese...)
- barattoli ermetici
- limoni verdi
- lettore dvd
- orologio da parete
- dvd vari
- cd vari
- telecomandi di diverse marche con batterie
- quotidiano
- vaso cinese
- tenda di bambù
- vestiti vari
- stoffe
- banane e frutta varia
- bibite varie
- cravatte
- cavi di acciaio (probabilmente per trainarsi con le macchine)
- appendini da parete
- collare con guinzaglio di catena per cani di grossa taglia (mai visti in giro)
- pallone da basket
- sauna belt (!!!)
- lucchetti di tutte le dimensioni
- serrature per porte
- zanzairiere
- paletta + scopino
- generi alimentari


Vabeh che dire.... davvero questi hanno il commercio nel sangue, ma allo stato selvaggio!!
Ho studiato anche il lavoro di un vigile alle prese con questo traffico.... la cosa più bella è che moto e motorini possono tranquillamente ignorarne la presenza.... e nulla gli viene detto.

La famiglia brambilla è tornata, alcune cose sono state chiarite, e questo mi rasserena. zanzariere impostate per potermi trasferire nel weekend (spero).
Stasera forse si torna da Tia Luisa a mangiare il pesce....


28 junho 2007
mando il racconto solo oggi, perchè ieri non sono riuscita a connettermi...
ieri sera alla fine abbiamo mangiato mezzo dentice enorme... non sono riuscita a finirne metà... ma di una bontà....

la famiglia brambilla non è da incenerire, solo che non mi fanno impazzire....

martedì 26 giugno 2007

tempi migliori

26 junho 2007
Ho saltato un giorno, passato in molta tranquillità nonostante un inizio cruento: l'esecuzione capitale di un povero topolino che abitava la nostra dispensa (tra l'altro vuota..) a scopate in testa.


Oggi secondo giorno sul campo. Inizio a cogliere i dettagli nell'odore che aleggia in queste periferie. Ad esempio se si parte presto al mattino, verso le sette, l'assenza del sole insistente attutisce la violenza dell'odore. Oggi lo scenario tipico erano cumuli di rifiuti che bruciavano.... e mi è venuta in mente Napoli..
La gente sempre tanta, Julia mentre mangiavamo mi ha detto che gli angolano hanno il commercio e il denaro nel sangue. Beh effettivamente la domanda è tutti vendono ma chi compra? C'è da dire che ormai credo davvero in pochi abbiano i mezzi per coltivare quattro pomodori...


Attraversiamo il Cazenga, passiamo da casa dell'autista. Uno dei milioni di cubicoli con tetti di lamiera tenuti dal vento con le pietre.
Arriviamo all'ufficio della ong dove i ragazzi un po' continuano a mettermi in soggezione ma credo sia normale...
e poi via verso l'assemblea provinciale. C'erano molti dei capi dei settori (non saprei a cosa paragonarli, sarebbero i rappresentanti dei vari quartieri...) beh una scena bellissima, gente umile anche se di grande rappresentanza davanti al loro popolo, tutti in camicia pulita, con diversi profumi e dopobarba che si mischiavano.
Inizia la riunione, riesco anche a parlare! Loro difendono la loro popolazione, alcuni prendono a fatica anche gli appunti, altri più brillanti si preparano anche domande, dubbi e suggerimenti.
Ma in fondo alla fine tutti mi fanno un gran bel sorriso con strette di mano che non lasciano dubbio.
Quello che mi ha più colpito è un nonno, capelli e baffetti bianchi, piccolino che ha raccontato un aneddoto su quella che lui ritiene la mentalità sbagliata e malata del loro popolo, di sfruttare le poche risorse o facilitazioni che ricevono da questi progetti per ottenere risorse personali. Ha difeso lui stesso un serbatoio di stoccaggio di acqua. E ha concluso dicendo "non l'ho fatto in qualità di rappresentante di un'associazione, ma come essere umano".
Aspettando l'autista fuori una bambina con un cespuglietto di capelli in testa mi ha fissato e mi ha regalato il sorriso sdentato più bello del mondo. forse il primo da una settimana davvero così sincero.

Ecco in realtà cosa mi rimane di oggi, oltre alle immagini che già più volte ho descritto. Mi sono resa conto che guardandomi intorno è come se io percepissi di avere solo gli occhi e non un corpo e soprattutto un colore. Ma non è così. I miei occhi sono circondati da un corpo che qui non si vede spesso. E questo è il primo biglietto da visita che dai. Sempre e comunque. Forse uno degli ostacoli più difficili di questa sfida.

E così lascio un brano che ho trovato appeso fuori dall'ufficio della ong locale:
Chiesero al Dalai Lama:
"Cosa ti sorprende di più dell'Umanità?"
E lui rispose:
"Gli uomini... Perchè perdono la salute a guadagnare soldi e poi perdono soldi per recuperare la salute.
E perchè pensano ansiosamente al futuro, si scordano del presente tanto da finire a non vivere nè il presente nè il futuro.
E vivono come se non dovessero mai morire...
...e muoiono come se non fossero mai vissuti."


...gli uomini....

lunedì 25 giugno 2007

il telefono di casa scarico..

24 junho 2007
ho scoperto che qui anche il telefono fisso va con le schede prepagate e così sono rimasta senza connessione a internet proprio nel weekend!
ieri pomeriggio sono uscita con degli amici del ragazzo con cui dovrei vivere ma che ora è in vacanza. mi hanno portato a mangiare questo bollito di pollo e pesce immerso nel brodo con un pezzo di patata dolce e uno di mandioca cotte dentro. devo dire niente male, anche se era un ciotolone immenso. certo i prezzi non scherzano... un bollito 12 euri.
poi ho passeggiato con loro in questo quartiere, il miramar, che sovrasta il porto di Luanda. Era il quartiere dei ricchi, quello dove una volta le case costavano un occhio della testa e si vede. le strade sono asfaltate, sembra di essere in una città normale. anzi più che normale, uno di quei quartieri per ricchi dell'america latina, con club sportivi, piscine, campi da tennis, parco per i bimbi. tutte le case hanno le guardie fuori e l'acqua corrente dentro.
entriamo in un club che sta organizzando una festa per ricchi, il banco vini e già imbandito e un brulichio di ragazzi pulisce a terra, sistema i tavoli. è il club del tiro al piattello. ci fanno passare dietro la rete di protezione per godere della vista sul porto. peccato che da qui non si veda solo il porto. ecco che, giusto attaccate al quartiere "bello" ritornano le favelas. di nuovo case con tetti di lamiera che hanno strade di fango, bimbi fuori e l'acqua chissà dove.
distese di questo colore marroncino della polvere che nella stagione secca ricopre la città.
Vedo che in un angolo di questa vista sterminata ci sono segni di ruspe. Mi spiegano che quando un ricco decide di farsi una casa, la gente normale che vive questi quartieri sovraffollati, viene fatta sfollare e finisce a sovra-sovraffollare un altro quartiere.
Poi mi mostrano una casa enorme, gigante, è la casa della moglie del presidente attuale. Narra una legenda che ha un tunnel che la collega direttamente alla spiaggia sulla ilha davanti a Luanda.
E così il turbinio di pensieri si fa ancora più intenso. Se già dall'altra parte dell'equatore non riuscivo a darmi pace di come noi pochi fortunati della terra sprecassimo e vivessimo in una profonda e costante indifferenza verso il resto del mondo, popoloso e sofferente spero per o a causa nostra, qui il contrasto è ancora meno gestibile. é un'indifferenza diversa. Le due realtà vivono fianco a fianco, gomito a gomito. Ho sempre trovato molto giusta la definizione che Erri De Luca dà dell'indifferenza che affligge il nostro modo di vivere, prendendo come esempio Don Chisciotte. Siamo indifferenti nel senso che siamo incapaci <>, tra ciò che esiste e ci viene mostrato in televisione e ciò che la televisione crea come fiction. <> <>
Ma qui, qui non è possibile sentirsi spettatori, perchè gli odori sono esagerati, la polvere nei piedi è concreta, gli sguardi di questi bimbi e di queste mamme, il rumore di un caricatore di una pistola..
Questa non può essere indifferenza. Ci deve essere una dose di cattiveria, essere totalmente coscienti di prevaricare sui diritti di base degli esseri umani per farsi costruire una casa con mille stanze vista mare. Avere la piscina o l'irrigazione del giardino quando la grande maggioranza della città non ha neanche l'acqua. silenzio. ci vuole ancora tempo per mettere ordine a questi tasselli.
e poi a casa a piedi. dal quartiere asfaltato si passa a quello in terra, il bairro operario, quello dove vivo io. lo circumnavighiamo con la promessa di attraversare il ghetto la prossima volta, perchè è giusto vedere tutto. ovviamente di giorno e scortata.
e di nuovo le pozze di fango e scoli di rifiuti, chiazze d'olio vicino a un'officina. ma anche un negozietto dove una ragazza fa mille treccine, un baretto dove alcuni ragazzi ballano ridenti e un cancello dietro cui si sentono delle ragazze cantare.
arrivo a casa e approfittando della presenza di questi amici faccio un salto al negozietto qui di fronte a comprare acqua e detersivo per i piatti, e nella panetteria faccio scorta di pane e biscotti.
dopo tutto questo solo il divano. c'era una festa ma ho preferito il buon vecchio divano che piace molto anche a berimbau.
oggi ho lottato con l'odore del frigo e quello del freezer dove ho trovato un sacchetto di insalata marcescente.... altro che maschera antigas. gli scarafaggi vincono ancora, ma in settimana do compito al logista di trovarmi un bel tubo di silicone con pistola e sigillo tutti gli spazi immaginabili.
è è il 25 mattina è sono già a lavoro anche se non so esattamente cosa devo fare oggi... in questi giorni mi riesce un po' difficile stare al passo con il lavoro, senza qualcuno da affiancare procedo un po' a caso.
ieri sera sono andata a vedere un film a casa di uno spagnolo sempre con gli amici di alberto. due spagnoli due italiani e tre angolani. un bel mix. ma soprattutto una casa bellissima. bella, bianca, pulita, senza scarafaggi, una cucina con ogni comfort e la dispensa piena.
tutto bianco che dava luminosità. quasi quasi mi è venuta voglia di dipingere i mobiletti della cucina che qui sono marrone scuro, chissà se è possibile...
[olè olè la cacca è tornata normale!]

venerdì 22 giugno 2007

il silenzio.

mal di testa.
giornata con i polmoni a metà.
forse solo il silenzio potrebbe essere adatto a quello che ho visto e sentito in quelle periferie.
la situazione è drammatica, le strade per arrivarci, quelle che esistono ancora, sono una sequenza senza sosta di buche che credo neanche il defender di papà sopravviverebbe molto a lungo. Quelle principali sono una distesa di polvere che si mischia ai fumi di scarico degli oli bruciati da questi camioncini porta persone prima di avvolgerti bene come una muta da sub.
e una volta che svolti, abbandonando il percorso principale, ti immergi prima di tutto in un odore che ha paragoni nella mia memoria solo con i più vasti sistemi di compostaggio di rifiuti. le strade sono di terra rossa costellate di pozze di liquami non ben definiti. ma ben definito è il loro odore.
i bordi delle strade invasi di gente, principalmente donne, ragazze, alcuni ragazzi (mi dicono che qui nasce un maschio ogni 10 femmine), e bambini, di ogni età, forma, capigliatura, ma di un solo colore.
ragazze incinte, in ogni dove, anche giovanissime. spesso ne hanno già uno legato sulla schiena con un fazzolettone e quando le osservi noti che sui fianchi spuntano due piedini di fianco al pancione che già ne porta un altro.
baracchini che vendono ogni cosa, da vestiti a cocacola, da banane arrosto a pesci pescati non si sa quando, polli vivi e polli morti.
cani malandati vagano o dormono in quel caldo (che qui è considerato freddo) che opprime. polli e galline razzolano felici in giro. i fondi delle strade sono discariche a cielo apero, in alcuni angoli dove si vedono tracce di lavori infrastrutturali, probabilmente scavi per rifare le strade, ci sono discariche vere e proprie come quantità di rifiuti e come odore.
arriviamo alla sede della ong partner che sto andando a conoscere. è all'interno di una struttura che una volta era una grande industria di scarpe e prodotti derivati dalla gomma. ma il governo che c'è adesso non fa più nulla. l'industria è a zero.
conosco i primi ragazzi che lavorano come mobilizzatori sociali del progetto: in termini poveri raccontano alla popolazione cosa stiamo facendo.


alcuni intraprendenti mi raccontano, altri mi scrutano da lontano, altri annoiati e poco interessati stanno lì su una sedia. sono intimidita, soprattutto dal non sapere la lngua e per questo avere poca credibilità ai loro occhi, risultare distante, quando il mio lavoro si svolgerà spesso in mezzo a loro.
chiacchiero con il coordinatore, mi racconta la loro storia, mi fa vedere un progetto parallelo: tre stanze di questa baracca con il tetto in lamiera ondulata sono destinati a quella che chiama "istruzione alternativa". bimbi tutti con il grembiulino bianco di tre fasce d'età i cui genitori non si possono permettere di pagare la scuola, fanno lezione ogni mattina con volontari di questa ong. mi recitano il benvenuto e per poco non mi commuovo.
si parla e poi il coordinatore decide che devo fare qualche considerazione in questa assemblea di giovani che si applicano su questo progetto............ !!!! immaginate la mia faccia.
mi invento una lingua nuova e dico due cose misere, promettendo che migliorerò.
i loro sguardi sono spietati, non di cattiveria, ma soprattutto di sfiducia... altri sembrano furbi, lì per prendere lo stipendio del progetto e tutto ciò che possono....
e poi via parte il tour dei fontanili che hanno già costruito. gente che riempie bacinelle e bacinelle, se le mette in testa e va a casa. bambini che giocano con l'acqua, gente che ci fa i soldi perchè ancora non sono regolamentati. insomma secondo me ci vuole un miracolo.


la polvere mi ricopre completamente, i piedi nel fango e l'anima che non riesce a smaltire tutte queste immagini e odori in una volta sola...
Passiamo anche per la sede dell'assemblea provinciale della zona. sempre quattro mattoni e un tetto di lamiera. questa volta due macchine da scrivere in più.


e così vado a pranzare con l'autista che vive proprio qui. mi porta da una sua parente credo a mangiare la famosa funja.
un cortile di una casa qualsiasi, che all'ingresso aveva una griglia su cui arrostivano un po' di cose varie.
quattro tavoli di plastica e un allevamento di mosche.
chissà perchè poi il vicino deve avere sempre il piatto più bello del tuo. mentre lui si mangiava con gusto un piatto di riso con pollo alla brace e patatine fritte, condite da altri dettagli tipo cipolla, olive e ceci, a me arriva un piatto con un non ben definito spezzatino che naviga in un sugo con delle verdure e un piatto a parte da condividere con Roman con sopra una palla bianca collosa. questa sarebbe la famosa polenta.
mangiabile, escludendo la mosca che ha deciso di scendere in picchiata nel mio sughetto. stasera assaggio la polenta gialla, me l'ha preparata julia per cena. carina lei.


e l'ultimo racconto un po' più drammatico: la prima rapina. era prevista, forse non così presto ma alla fine sono contenta che sia andato tutto bene. incolonnati come nella maggior parte del tempo, io e l'autista Roman, rallentati dal sole insistente, con i finestrini mezzi giù perchè la macchina non ha l'aria condizionata. molti ragazzini cammino in mezzo alle macchine nel traffico per vendere prodotti di ogni tipo, dalle bibite alle pile, dal pane alle zanzariere, insomma di tutto. di colpo ce ne troviamo uno per finstrino, e quello dalla parte del guidatore fa sentire il rumore di un caricatore di pistola, non so se vera o finta, e ci chiedono tutto.
cerca di prendere lo zaino che avevo tra le ginocchia ma lo evito, sente il passaporto nella tasca destra ma lo fermo col gomito e nella sinistra avevo dei soldi. continuavo a dire che non avevamo nulla, ma poi ho messo la mano in tasca e (meno male che esistono i consigli di papa') sfilo giusto due spiccioli, 8 euro, per fortuna divisi dagli altri soldi che avevo dietro. non hanno neanche voluto il cellulare semplice di roman.
prendono i soldi e se ne vanno.


non mi sono spaventata, come se davvero sapessi che prima o poi saerebbe successo. certo è che non andrò più in giro con più di tre euro in tasco nè tantomeno i documenti. direi che era più shockato Roma, continuava a dirmi che non gli era mai successo. ma in fondo con un pollo bianco con me in macchina non poteva che succedere!
la somma di questa giornata è che nessuna foto di bambini neri con gli occhioni sgranati renderà mai neanche vagamente l'idea di quello che si può trovare in questo continente..


e costruiscono alberghi per i commercianti di diamanti e petrolio.


sempre più imbalsamata.

giovedì 21 giugno 2007

ancora troppe sensazioni da mettere in ordine...


ed eccomi arrivata a giovedì. oggi è il primo giorno senza sole effettivo, il cielo è bello grigio, dovessa mai disabituarmi alla solita milano. c'è un bel venticello fuori, anche se dentro ne arriva ben poco. oggi giornata di novità: ieri mi hanno allungato un filo del telefono dalla finestra direttamente collegato al palo fuori e così almeno riesco a connettermi ogni tanto, certo sempre alla solita velocità dei buoni 28k; e oggi è comparso uno che si è spacciato per idraulico, ma per ora è seduto alla scrivania e i bagni li ha guardati solo da lontano. ha un occhio solo, polifemo.
julia oggi mi fa il pesce alla griglia. le ho chiesto quale stanza preferisce e lei dice giù, dice che con l'aria condizionata si sta bene... sarà, ma già non l'amavo prima ora dormirci mi sembrerebbe una violenza. nel frattempo mi sveglio con i capelli ricci, il passaporto con le pagine arrotolate e i soldi che sembrano straccetti, fossi in loro io li plastificherei...
mi sono dimenticata di raccontare che ho adottato berimbau, un micio che viveva nella scuola diroccata dove facevano capoeira. musetto bianco e tigrato con naso bicolore e coda lunghissima, è simpaticissimo e molto coccoloso... dovrebbe cacciare i topi, ma non ne sono così tanto convinta... peccato che qui un po' tutti hanno paura dei gatti per cui è obbligato a stare fuori di casa tutto il giorno.


domani mi aspetta il battesimo in queste periferie tremende, le chiamano musseques, primo giorno sul campo, esattamente nel Cazenga, mi hanno detto che se ne trova una foto abbastanza rappresentativa su google. non c'è acqua, non ci sono fogne, la luce c'è a momenti.. mentre andavamo al mare l'altro giorno abbiamo attraversato quelle a sud, fanno impressione. potrebbero essere definite baraccopoli, ma non lo sono. non hanno niente di simile ai campi rom che possiamo avere come immagine. sono case in terra rossa o in mattoni con tetti di lamiera. hanno una sorta di fossa settica e cumuli di rifiuti che producono un odore difficile da dimenticare. tanta gente che ci vive si sposta ogni giorno in città con i simpatici taxi cumulativi che ho già descritto. altri invece vanno ancora più fuori se c'è qualche cantiere dove hanno bisogno di operai.
in questo momento la mia stanza è stata invasa da un profumo di pane appena sfornato da far venire l'acquolina. qui il pane è buonissimo. riflettevo che è un po' una caratteristica comune dei paesi in cui sono finita (intanto spio l'idraulico dalla finestra e lui si aggira sbadigliando).
ieri ho pranzato con karina, e alternando momenti di silenzio obbligati dalla mia ignoranza nel cercare di formulare una domanda, mi ha raccontato un po' di strane e per noi assurde tradizioni che esistono ancora in questo paese... il giorno prima era andata alla messa più veglia per una sua cugina (ha cercato di spiegarmi il grado di parentela, ma qui sono un po' tutti parenti visto il numero di matrimoni e figli), morta un mese fa a 24 anni per un blocco renale e epatico... aveva l'epatite. mi raccontava che fanno una messa con un rito lungo, qui sono tutti molto cattolici, e poi tutti a casa a pregare, cantare e piangere insieme..
da lì mi ha raccontato che in alcune famiglie qui è il fidanzato a dover portare una specie di dote alla famiglia della fidanzata, perchè è vero che le donne non vengono fatte studiare, però vengono educate a cucinare, cucire, portare avanti la casa e la famiglia numerosa, e per questa educazione si investe.. oltre a perdere una donna di casa con il fidanzamento.. e così il padre di lei fa un elenco di cose che il fidanzato dovrà portare in dono.
me ne ha raccontate anche di molto più crude, esistenti a volte anche qui a Luanda, a volte solo nelle parti più rurali del paese. mi diceva che un problema è la circoncisione maschile, che viene fatta per classi d'età. solo che la tradizione vuole che per ogni annata si usino gli stessi strumenti, e con la diffusione dell'aids è un gran problema.
mi diceva che in alcuni posti è ancora in uso la circoncisione femminile, anche se molto meno di quella maschile, perchè molte ragazze ne muoiono.
mi diceva che in alcuni luoghi del sud angolano, quando una ragazza viene promessa in sposa, deve passare la notte prima del matrimonio "con" il padre......................
non so mi ci vuole ancora tempo per dare ordine a tutte queste informazioni. oggi promesso, faccio le foto della casa in pausa pranzo.
porca miseria mi sono dimenticata di racontarvi la cena da Tia Luisa! diciamo baracchino di livello due, zia luisa deve essere partita da un baracchino semplice, poi con le sue arti culinarie avrà conquistato sempre più clienti fidati e così il baracchino è diventato fisso, si è allargato ma è sempre tutto all'aperto.
i teli del PAM (non il supermercato ma il programma alimentare mondiale) che facevano da tetto sono stati sostituiti da plastiche ondulate. tavoli di plastica. ci piazzano d fianco alla cucina, correndo il rischio di rimanere imbalsamati dai fumi.. si beve birra Crystal, molto buona e leggera. non c'è menù. si mangia pesce alla brace. un pesce a testa, intero. pescato e cotto. mi dicono si chiami caxuxu, o cachuchu... il suono era casciùsciu ma non ho scoperto cosa fosse. lo mettono prima sotto sale poi tolto il sale sulla brace senza niente, e poi lo condiscono con un intingolo che è il segreto del cuoco. in tavola arrivano anche tre ciotole: farofa (farina di manioca, ha l'aspetto del pangrattato), cipolla a pezzettini e una salsina piccante. si pulisce il pesce e lo si mischia a questi tre ingredienti..... di una bontà infinita!
certo dopo mangiato ho buttato un occhio alla cucina e forse era meglio evitare... diciamo che bisogna rivedere i propri parametri di valutazione.... il pesce comunque era divino!
ho fatto un giro al piano di sopra, non c'è dubbio.... vado a vivere su. il letto è più piccolo ma tanto non sono abituata al letto grande, la luce domina tutto, il filo spinato corre lungo i muri, la chiave alla porta c'è, e poi Daniel o Ivo sapranno ben proteggermi. ho scoperto che Daniel parla anche inglese!! certo devo mettere delle zanzariere e delle tende perchè per ora non c'è difesa nè dalle zanzare nè dagli sguardi indiscreti.... però tramonto e alba sono miei, e basta catacomba.... mi stava deprimendo....
esattamente a metà strada tra la sauna e il biliardo!

mercoledì 20 giugno 2007

e con questo sono a pari con i giorni...

quarta feira 20 de Junho 2007
oggi mille cose da raccontare, prima di tutto che questo pc non collabora assoltamente, per ora non mi fa scrivere con word, quindi mi accontenterò del word pad che fa un po' vecchia macchina da scrivere.
ieri nuova avventura, decido di prendermi una mezzagiornata di ferie per andare con gli altri al mare. anche perchè ho la sensazione che dopo ci dovrò andare da sola.
non riesco ancora a inquadrare bene gli inquilini, soprattutto l'invasione degli zii di Alberto. Non mi sento ambientata in casa anche perchè praticamente ci ho solo dormito. Quella stanza non mi piace assolutamente, per cui penso che mi trasferirò su, anche se giù è più protetto. le valigie sono ancora chiuse e piene.... boh questi giorni da sola mi faranno sicuramente bene.
il mare.... dopo le solite ore nel traffico in code bloccate chilometriche si arriva alla spiaggia, dove un gruppetto ti circonda parlando animatamente. pensavo fossero i parcheggiatori... in realtà erano gli scafisti.
già, perchè la spiaggia dove si va è su una penisola che assomiglia di più a un'isola, ragiungibile con una decina di minuti di mare su queste imbarcazioni di vario tipo. barchette a motore, ma tutte in diverso stato. si contratta, il weekend in genere si pagano 500 kwanza a tratta a testa, siamo in mezzo alla settimana, si riesce a pagarne 200. così saliamo sul barchino, ci danno i salvagenti, loro sono in tre (ragazzini, non saprei definire l'età ma credo molto giovani) e siamo stati fortunati, la barca è in ottime condizioni. do uno sguardo su quella di fianco e c'è un esserino carbone minuscolo che con una latta svuota il fondo della barca.... direi che siamo stati fortunati...
così mette in moto, e via alla massima velocità verso l'altra sponda. osservo che piano piano sto perdendo quello sguardo timoroso secondo il quale mi sembravano tutti una minaccia, c'è sempre una sorta di imbarazzo a incrociarsi con lo sguardo, non si capisce chi scruta chi...
arriviamo al molo prescelto, ci scaricano e ci lasciano il numero di telefono per farci venire a riprendere.
palme, arbusti, alberi di mango, palme da cocco, terra rossa.... dicono che la sponda sull'atlantico di questa lingua di terra sia molto più bella. così iniziamo a camminare, karina è la nostra guida, come un apache guarda l'orizzonte e sa esattamente dove deve andare. vuole evitare di passare nelle case, perchè effettivamente ci son delle costruzioni ogni tanto, quattro pareti in mattoni e un tetto. bimbi scalzi che corrono e giocano. galline, capre e maialini neri che scorrazzano in giro. mi dice che questa gente ha dei negozi, dove vendono di tutto, sia tra loro che alle persone che vengono al mare nel weekend. mi chiedo come sia possibile.
si vedono anche operai che costruiscono dei bugalow che fanno pensare ai classici resort africani, e così già immagini cosa diventerà questo paradiso incontaminato.
camminando camminando arriviamo alla famosa spiaggia. bianca con delle tettoie di legno che fanno da ombrellone. l'orizzonte è talmente vasto che non so neanche come fotografare questo scenario.
l'oceano non è così freddo come credevo e mi faccio un tuffo, però sono ancora stranita, e non mi va di godermi il mare come se fossi a rimini. osservo, cerco di chiacchierare con karina, sono curiosa, avrei milioni di domande da farle ma un po' mi sento impedita con il portoghese un po' non vorrei risultare invadente allora sto lì, come un cactus.
non c'è nessuno nel raggio di km di spiaggia. ogni tanto passano dei ragazzi a piedi. e poi appare lui. un bimbo. pantaloncini e infradito. una maglietta in mano. una catena al collo e un braccialetto di metallo trovato chissà dove.
fermo in piedi lontano, mi guarda ma non si avvicina e così per un po'.
ogni tanto azzarda un passo, e riduce le distanze. finge di raccogliere sassolini ma spia ogni tanto. vorrei fargli una foto ma la macchina fotografica lo intimidisce ancora di più.
un passo dopo l'altro me lo trovo a un metro. e così alberto lo coinvolge in un partita a pallone, la palla sembra grande quanto lui. corre, si rotola, placca la palla e si insabbia tutto. ma n
on si fa il bagno. sembra una cotolettina di vitello impanata.
poi gli offriamo due biscotti e lui si siede lì davanti a noi mangiando biscotto e sabbia. denilson. 3 anni. in giro da solo sulla spiaggia senza alcuna paura.



è strano, mi passa la voglia di fargli una foto, lo tratto quasi con riverenza. come se ogni mio gesto possa avere un significato totalmente diverso da quello che vorrei avesse.
poi gli tolgo un po' di sabbia di dosso anche se quei riccetti che ha in testa ne hanno incastonata talmente tanta....
si accorge di aver perso la collana, ma non si preoccupa più di tanto. do uno sguardo in giro e gliela ritrovo, mi dice sommessamente "obrigada".... poi gli vogliono fare delle foto, a me quasi urtano. questa sorta di turismo della povertà.... mi sento come se volessi difenderlo da chissà che cosa.....
ma si imbroncia e quando gli dicono che se sorride la foto viene più bella, beh lui si mette a ridere e diventa lo spettacolo più bello del mondo.....
sto delirando.....
e così passano le ore e ci rincamminamo per tornare al molo di attracco della barca, ci stanno aspettando, troviamo un frutto il cui nocciolo pare sia una sorta di anestetico, vediamo ancora maialini, bimbi che si rincorrono.... tutto questo in un ambiente deserto, una persona ogni quarto d'ora...
mentre scrivo c'è Julia la ragazza che fa le pulizie che passa lo straccio.... senza scopettone, piegata esattamente in due lo passa a mano. ma scopro che non vuole usare lo scopettone, dice che viene più pulito così...
al ritorno dal mare faccio la prima spesa, in un supermercato nel quartiere Combatentes. Pare ci sia tutto, scarafaggi compresi. Certo i prezzi non sono da trascurare.. faccio una spesa strana, 2 acque, 4 litri di latte, cornflakes, biscottini, cracker, 12 uova = 16 euro sarà tanto?
ma continuo a non avere quella sensazione di libertà e di mio che vorrei.
ripensavo ai racconti di karina. sono 22 figli dello stesso padre e di madri diverse, di cui credo 8 di stessa madre. lei vive con una sorella in una "casa" ovviamente senza acqua.... sveglia al mattino, tanica da 25 litri da portare a casa e così tutti i giorni.
ok forse è il caso che faccio finta di lavorare, leggere, insomma iniziare a capire cosa sono venuta a fare qui..
dopo pranzo..
buono il riso con le verdure... ancora non riesco ad abituarmi a una persona che mi cucina lava e stira... c'è un sole fuori che quasi vado a finire di leggere su in terrazzo, anche perchè qui pare una catacomba, con tanto di luce accesa!

l'arrivo...

Eccoci qui, oggi è lunedì 18 giugno 2007 ed è sera…. Sono costretta a scrivere la mail su word prima di connettermi perché le premesse della connessione esistente non sono delle migliori… anche per questo comincio con un resoconto più o meno generale valido per tutti…
Non so esattamente da dove cominciare, per quanto il mondo qui sia davvero strano e diverso da ciò a cui siamo abituati, noi "occidentali", a me non lo sembra molto. Oddio non che mi ci trovi a mio agio come se fossi vissuta sempre qui, però non mi ha shockato trovarmi a camminare in un mondo di neri…..
Certo, vivo in una casa con le mura intorno e tanto di filo spinato sulle mura. La strada su cui affaccia è di terra rossa, costellata da enormi pozzanghere, buche spesso maleodoranti. Ma lì ai bordi della strada e delle pozzanghere di fango ci sono loro, bimbi in mutande, ragazze dai corpi scultorei con i loro vestitini colorati, mamme con un fagotto attaccato dietro la schiena, ragazzi e uomini che sorridono poco, e forse si può anche capire perché.
Venti metri più avanti la strada asfaltata… non farei mai a cambio. Provare ad attraversarla ti fa piombare in quel videogioco anni ottanta in cui la rana doveva arrivare sana e salva sull’altra riva del fiume. Macchine, e che macchina, 4x4, jeep, grand cherokee, e poi una costellazioni di pulmini tipo volkswagen ma della toyota, metà turchesi e metà bianchi: sono i loro taxi collettivi. Anche perché gli autobus non esistono, o meglio ce ne saranno 4 localizzabili solo con il gps in tutta Luanda.
Guidano come dei matti, gli incroci senza semaforo sono un groviglio che a me sembra impossibile pensare di trovarmici in mezzo, eppure dicono che guiderò anche….
Word non mi permette di continuare….
Terça-feira 19 Junho 2007
Word inizia a fare i soliti danni con il nuovo sistema Vista…. Mi si chiudeva inaspettatamente appena provavo ad aprire un documento.
Ho appena finito di fare colazione, molto normale. Tranne che ho chiesto a Ivo(la guardia) di andarmi a comprare due cose e per un litro di latte, un litro di succo e due bottiglie di acqua da litro e mezzo solo la modica spesa di sette euro e mezzo!
Dov’ero rimasta? Il traffico… nel traffico il primo giorno ho visto anche i ninja, quelli che forse in Brasile chiamavano gli squadroni della morte. Due moto, due soggetti per moto, completamente bardati da protezioni antiproiettile. Casco a copertura integrale e insomma quando sono in giro loro è meglio cambiare aria. Vengono spediti a eliminare qualcuno, e loro eseguono diligentemente. Vanno. Uccidono. Tornano.
Nel frattempo ho conosciuto un po’ le persone che lavorano qui e che lavoreranno con me.
Karina, la ragazza di Alberto, nonché segretaria dell’ufficio, Roma l’autista, signore saggio che conosce tutte le strade di Luanda e dintorni, Firmino il logista, simpatico signore che mi insegnava ad attraversare la strada, Jorge tontolone capo progetto locale con cui lavorerò gomito a gomito e Elias soggetto davvero sveglio che ha un modo di fare molto british dopo aver lavorato per 10 anni con Oxfam.
Le impressioni sono tante. Fino ad adesso ho notato che l’impatto primario è che questo popolo non sorrida mai, in un negozio, a uno sportello, per strada. Anche se tu accenni un sorriso raramente vieni ricambiato. Però è vero che tutti quelli che invece ho conosciuto direttamente sorridono e ti fanno anche ridere un sacco. Ora mi sfugge chi mi diceva che il succo è che in Angola c’è gente buona e gente cattiva, tutto sta nel distinguerli. Oddio se poi ci pensi tutto il mondo è così, solo che qui le due classi sono un po’ più estreme con meno costumi di ipocrisia addosso rispetto a noi.
Ieri sera mi hanno portato in una scuola di capoeira… nel senso a vedere un gruppo di gente che si allena a jogar capoeira in una scuola, diroccata senza neanche le luci. Uno spettacolo bellissimo, berimbau, canti e gente che si sfiora in coreografie a volte lente e a volte velocissime, che se sbagliassero si farebbero davvero male.
E la sera prima ho conosciuto Ketta, una delle milioni di ragazze che ogni giorno montano e smontano un baracchino in spiaggia dove ti puoi bere una birra fresca, mentre passano le ragazze a vendere noccioline americane già sgusciate, e quando il sole scende nell’oceano accendono la brace e puoi completare la serata con calamari, baccalà, gamberoni o scorfano alla brace. Un generatore per far andare una televisione in bianco e nero e vedere la nazionale angolana nella coppa africana o per far esplodere le casse di un dolby surround system che pompa una musica a cavallo tra il latino americano e quella da discoteca. E su questa musica ragazze dai corpi bellissimi e antigravitazionali che probabilmente sono anche mamme, ballano sensualmente intorno e addosso a qualche bianco, occidentale.
E già mi ero dimenticata di raccontare quanto sia bello questo popolo. Donne, uomini, giovani e vecchi, senza ovviamente pensare ai bimbi. Volti armonici, sguardi intensi, corpi che fanno capire cos’è la perfezione…
Nel frattempo sto meditando di dare fuoco a questo pc, ma ho trovato un'alternativa: il buon vecchio wordpad, che mi sembra quasi anche più romantico.
Beh, a questo punto andrò avanti a ordinare le idee sul mio lavoro, leggerò il progetto, e appena possibile farò delle foto.. devo ancora capire quanto è tranquillo portare fuori la macchina fotografica...
Sono indecisa se pubblicare tutto questo su un blog privato o mandarlo via mail...
Altro dubbio: scelgo la camera un pochino più grande, al piano terra dove si sviluppa tutta la casa, con un letto quasi da due piazze, che però non ha finestre, se non una che dà sul salone, quindi pochissima luce naturale e soprattutto poca aria; stanza un po' più piccola, sul terrazzo che viene usato da tutti, dove c'è il biliardo che è sicuramente più luminosa ed arieggiata, ma ha anche più zanzare, e quando esci e scendi (le scale sono esterne) sei in mutande davanti a chiunque ci sia (guardia, autista, etc etc).
E' proprio un dilemma....