venerdì 22 giugno 2007

il silenzio.

mal di testa.
giornata con i polmoni a metà.
forse solo il silenzio potrebbe essere adatto a quello che ho visto e sentito in quelle periferie.
la situazione è drammatica, le strade per arrivarci, quelle che esistono ancora, sono una sequenza senza sosta di buche che credo neanche il defender di papà sopravviverebbe molto a lungo. Quelle principali sono una distesa di polvere che si mischia ai fumi di scarico degli oli bruciati da questi camioncini porta persone prima di avvolgerti bene come una muta da sub.
e una volta che svolti, abbandonando il percorso principale, ti immergi prima di tutto in un odore che ha paragoni nella mia memoria solo con i più vasti sistemi di compostaggio di rifiuti. le strade sono di terra rossa costellate di pozze di liquami non ben definiti. ma ben definito è il loro odore.
i bordi delle strade invasi di gente, principalmente donne, ragazze, alcuni ragazzi (mi dicono che qui nasce un maschio ogni 10 femmine), e bambini, di ogni età, forma, capigliatura, ma di un solo colore.
ragazze incinte, in ogni dove, anche giovanissime. spesso ne hanno già uno legato sulla schiena con un fazzolettone e quando le osservi noti che sui fianchi spuntano due piedini di fianco al pancione che già ne porta un altro.
baracchini che vendono ogni cosa, da vestiti a cocacola, da banane arrosto a pesci pescati non si sa quando, polli vivi e polli morti.
cani malandati vagano o dormono in quel caldo (che qui è considerato freddo) che opprime. polli e galline razzolano felici in giro. i fondi delle strade sono discariche a cielo apero, in alcuni angoli dove si vedono tracce di lavori infrastrutturali, probabilmente scavi per rifare le strade, ci sono discariche vere e proprie come quantità di rifiuti e come odore.
arriviamo alla sede della ong partner che sto andando a conoscere. è all'interno di una struttura che una volta era una grande industria di scarpe e prodotti derivati dalla gomma. ma il governo che c'è adesso non fa più nulla. l'industria è a zero.
conosco i primi ragazzi che lavorano come mobilizzatori sociali del progetto: in termini poveri raccontano alla popolazione cosa stiamo facendo.


alcuni intraprendenti mi raccontano, altri mi scrutano da lontano, altri annoiati e poco interessati stanno lì su una sedia. sono intimidita, soprattutto dal non sapere la lngua e per questo avere poca credibilità ai loro occhi, risultare distante, quando il mio lavoro si svolgerà spesso in mezzo a loro.
chiacchiero con il coordinatore, mi racconta la loro storia, mi fa vedere un progetto parallelo: tre stanze di questa baracca con il tetto in lamiera ondulata sono destinati a quella che chiama "istruzione alternativa". bimbi tutti con il grembiulino bianco di tre fasce d'età i cui genitori non si possono permettere di pagare la scuola, fanno lezione ogni mattina con volontari di questa ong. mi recitano il benvenuto e per poco non mi commuovo.
si parla e poi il coordinatore decide che devo fare qualche considerazione in questa assemblea di giovani che si applicano su questo progetto............ !!!! immaginate la mia faccia.
mi invento una lingua nuova e dico due cose misere, promettendo che migliorerò.
i loro sguardi sono spietati, non di cattiveria, ma soprattutto di sfiducia... altri sembrano furbi, lì per prendere lo stipendio del progetto e tutto ciò che possono....
e poi via parte il tour dei fontanili che hanno già costruito. gente che riempie bacinelle e bacinelle, se le mette in testa e va a casa. bambini che giocano con l'acqua, gente che ci fa i soldi perchè ancora non sono regolamentati. insomma secondo me ci vuole un miracolo.


la polvere mi ricopre completamente, i piedi nel fango e l'anima che non riesce a smaltire tutte queste immagini e odori in una volta sola...
Passiamo anche per la sede dell'assemblea provinciale della zona. sempre quattro mattoni e un tetto di lamiera. questa volta due macchine da scrivere in più.


e così vado a pranzare con l'autista che vive proprio qui. mi porta da una sua parente credo a mangiare la famosa funja.
un cortile di una casa qualsiasi, che all'ingresso aveva una griglia su cui arrostivano un po' di cose varie.
quattro tavoli di plastica e un allevamento di mosche.
chissà perchè poi il vicino deve avere sempre il piatto più bello del tuo. mentre lui si mangiava con gusto un piatto di riso con pollo alla brace e patatine fritte, condite da altri dettagli tipo cipolla, olive e ceci, a me arriva un piatto con un non ben definito spezzatino che naviga in un sugo con delle verdure e un piatto a parte da condividere con Roman con sopra una palla bianca collosa. questa sarebbe la famosa polenta.
mangiabile, escludendo la mosca che ha deciso di scendere in picchiata nel mio sughetto. stasera assaggio la polenta gialla, me l'ha preparata julia per cena. carina lei.


e l'ultimo racconto un po' più drammatico: la prima rapina. era prevista, forse non così presto ma alla fine sono contenta che sia andato tutto bene. incolonnati come nella maggior parte del tempo, io e l'autista Roman, rallentati dal sole insistente, con i finestrini mezzi giù perchè la macchina non ha l'aria condizionata. molti ragazzini cammino in mezzo alle macchine nel traffico per vendere prodotti di ogni tipo, dalle bibite alle pile, dal pane alle zanzariere, insomma di tutto. di colpo ce ne troviamo uno per finstrino, e quello dalla parte del guidatore fa sentire il rumore di un caricatore di pistola, non so se vera o finta, e ci chiedono tutto.
cerca di prendere lo zaino che avevo tra le ginocchia ma lo evito, sente il passaporto nella tasca destra ma lo fermo col gomito e nella sinistra avevo dei soldi. continuavo a dire che non avevamo nulla, ma poi ho messo la mano in tasca e (meno male che esistono i consigli di papa') sfilo giusto due spiccioli, 8 euro, per fortuna divisi dagli altri soldi che avevo dietro. non hanno neanche voluto il cellulare semplice di roman.
prendono i soldi e se ne vanno.


non mi sono spaventata, come se davvero sapessi che prima o poi saerebbe successo. certo è che non andrò più in giro con più di tre euro in tasco nè tantomeno i documenti. direi che era più shockato Roma, continuava a dirmi che non gli era mai successo. ma in fondo con un pollo bianco con me in macchina non poteva che succedere!
la somma di questa giornata è che nessuna foto di bambini neri con gli occhioni sgranati renderà mai neanche vagamente l'idea di quello che si può trovare in questo continente..


e costruiscono alberghi per i commercianti di diamanti e petrolio.


sempre più imbalsamata.

5 commenti:

roberto ha detto...

...oramai è appuntamento del mattino, appena sveglio, caffé caldo e tabacco già pronto, mi ti leggo all'inizio di giornata, avido di parole ricostruisco immagini dal racconto del tuo, fotografa delle parole tua dote innata di cui mi sa non ti rendi nemmeno conto, leggo del bello e del brutto, e di tutto quello che ti sta succedendo, bella l'idea del blog, ennesima riprova che fili sottilissimi ma resistenti uniscono distanze remote, il piano di sopra è la scelta migliore, la capoeira l'hai già incontrata vedrai che la gamba poco per volta si alza sempre più, il mare vicino mi rende più sereno sul tuo essere lì all'inizio..
orgoglioso di te, un abbraccio

Unknown ha detto...

è meraviglioso il modo in cui riesci a descrivere tutto...immagini che fanno esplodere gli occhi...
stai attenta testina...un beso...

Unknown ha detto...

Leggo di te, ti immagino, sorrido, non serve dire niente. Ti mando un regalo, sono sicuro ti sarà più che gradito e saprà avvolgerti, perchè sei tra le poche persone che ho conosciuto che ne sa apprezzare a pieno le parole e lo spirito. Un bacio dolce, alla prossima poesia

ROLL THE DICE
Charles Bukowski

se hai intenzione di provare, fallo fino in fondo.
altrimenti, non cominciare neanche.
Se hai intenzione di provare, fallo fino in fondo.
potrebbe voler dire perdere ragazze,
mogli, parenti, impieghi e
magari anche la testa.
fallo fino in fondo.

potrebbe voler dire non mangiare per tre o quattro giorni.
potrebbe voler dire gelare su una
panchina del parco.
potrebbe voler dire carcere,
potrebbe voler dire derisione,
scherno,
solitudine.

la solitudine è il dono,
tutti gli altri sono una prova della tua
resistenza, di
quanto tu voglia realmente
farlo.

e lo farai
nonostante il rifiuto e i peggiori dissensi
e sarà meglio di
qualsiasi altra cosa
tu possa immaginare.

se hai intenzione di provare,
fallo fino in fondo.
non c’è altra sensazione
paragonabile.
sarai solo con gli dei
e le notti si infiammeranno di
fuoco.

fallo, fallo, fallo.
fallo.
fino in fondo
fino in fondo.

cavalcherai la vita dritto fino alla
risata perfetta, è
l’unica battaglia giusta
che ci sia.

Unknown ha detto...

hei polpetta angolana..finalmente mi si apre la pagina dei commenti che negli altri racconti mi da "impossibile visualizzare l apagina"...mamma che strano leggerti...e leggere questo genere di cose..la rapina mi ha colpito tanto..hai avuto paura?...dimmi se hai il numero angolano che ti chiamo.
ieri sono stata per 2 giorni in collina fuori bologna per 1 corso di pannelli solari..in un condominio solidale che è una forma stupenda di vivere una vita sobria...3 famiglie di ragazzi della nostra età (circa 33 ANNI O +) con figli che corrono in questo paesaggio bucolico..
UN ABBRACCIO
il micio è un incanto

cate ha detto...

occhi e cuore allenati a fare tue le piccole cose. matite, gomme e temperini chiusi in una scatola lontana, l'omino delle parole ci regala attimi preziosi della sua vita.

...and you've got the world in the palm of your hand

pupazzo